Accompagnare lo sviluppo motorio del bambino: la forza di gravità

Spesso durante i miei laboratori di educazione al movimento (Cresciamo insieme) i genitori osservano un po’ perplessi i loro piccoli quando li incoraggio a mettere i piccoli con la pancia appoggiata sulla terra. Forse si preoccupano vedendo che fanno tentativi goffi e scoordinati di spinte e adattamento ad una nuova posizione, ma i bambini stanno lavorando e lottando e dialogando con la forza di gravità ed è importante poterglielo restituire e tranquillizzarli.

La testa e il coccige si alternano (come in un dondolo), eseguendo un movimento chiamato spinale proprio perché coinvolge tutta la spina dorsale . Mentre il neonato appoggia il viso a terra e sperimenta la stabilità della parte superiore del corpo, il sederino sale e il suo movimento verso l’alto dà informazioni sulla mobilità della parte inferiore del corpo e viceversa .

Sempre nella posizione a pancia sotto, il neonato sperimenta l’azione di cedere e spingere rispetto alla forza di gravità. Cedere vuol dire abbandonarsi alla terra (l’appoggio sicuro) e sperimentare la capacità di rilassarsi e fare esperienza di sé e della propria esistenza. Spingere, quindi contrastare la gravità, vuol dire sperimentare la forza e il senso dei confini corporei. Questa attività di cedere e spingere sviluppa un tono posturale di base (la capacità dei nostri muscoli di agire e reagire) equilibrato e pronto ad affrontare le successive scoperte.

La forza di gravità è un elemento basilare per formare il senso di sé .

Un bambino sicuro può accogliere gli stimoli che arrivano dall’esterno ed inserirli nella sua rete di informazione sensoriale; non si spaventa, ma interagisce e conosce. I suoi movimenti anche rispetto allo spazio saranno armonici e funzionali.

Nei laboratori, mentre osserviamo e interagiamo coi bambini, suggerisco ad ogni mamma e ad ogni papà di sensibilizzare il loro sguardo e ampliarlo provando a pensare a quanto c’è di nuovo in ogni istante vissuto dal loro bambino. Un nuovo che ha bisogno di essere sostenuto e rinforzato, accolto come novità di cui il neonato fa esperienza avendo tutte le capacità a disposizione. Niente per lui è scontato, e prima di avere delle preferenze, il neonato deve poter conoscere le diverse possibilità e quindi poter scegliere.  Il mio lavoro si focalizza proprio su questo aspetto della possibilità di scelta: far fare tutte le esperienze al bambino seguendo il suo ritmo di crescita gli permette di scegliere, e solo successivamente sarà libero di personalizzarle, formando le sue preferenze.

A volte i bimbi soprattutto appena nati piangono quando stanno sulla pancia e questo viene interpretato subito come una tendenza caratteriale ( non gli piace stare sulla pancia), ma in realtà questo accade quando il tono della parte anteriore del corpo non può fare da supporto. Se c’è un fattore di stress causato per esempio da un vissuto di parto difficile o una nascita prematura, oppure perché da subito le difficoltà gastrointestinali mettono alla prova il piccolo, il tono degli organi è basso e non riesce a compiere la sua funzione di sostegno nella posizione prona. I fattori di stress attivano il sistema nervoso procurando uno sbilanciamento tra il tono posteriore del corpo dove abita il sistema nervoso simpatico e il tono anteriore (quello degli organi) dove è presente il sistema nervoso parasimpatico .

In questi casi esistono delle accortezze che possono accompagnare il bambino all’esperienza della posizione prona e ad aiutarlo a ristabilire un equilibrio. Un consiglio generale (che poi possiamo vedere caso per caso insieme) può essere quello di mettere il bambino sdraiato sulla pancia della mamma o del papà o di posarlo gradualmente a terra, quindi facendogli sentire prima che è sostenuto dalle vostre braccia e poi appoggiarlo sul pavimento; oppure dandogli un supporto come ad esempio un cuscino che lo sostiene nella parte superiore del busto (altezza del petto); o ancora di farlo stare quel tempo che il neonato tollera e poi gradualmente ogni giorno aumentare la durata.

Ogni percorso evolutivo è tale se in sé avvengono delle trasformazioni, e per arrivare in piedi e camminare ci vuole un tempo di sperimentazione che è importante riconoscere e rispettare, che rende il bambino indipendente e capace di gestire la realtà con sicurezza. Inoltre credo che il rispetto dei tempi di maturazione dello sviluppo possa valorizzare l’intelligenza del bambino che desidera conoscere e sperimentare ponendo le basi per l’adulto che sarà.

Se ti interessa questo tipo di approccio e vuoi fare una prova del nostro laboratorio motorio-ludico, vieni a trovarci per una lezione gratuita il mercoledì alle 11.30!

Roberta Bassani

Danza terapeuta ATI-APID , Educatrice del movimento in età evolutiva BMC

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